Nell’articolo di oggi parliamo del Canto Carnatico, leggilo fino alla fine perché ti darò delle informazioni preziose per aiutarti a fare esperienza di un rilassamento profondo e per fare in modo che le tue doglie (o quelle della tua compagna) siano meno dolorose.
Ho scoperto il Canto Carnatico grazie ad una mia amica di Napoli che si è trasferita in Danimarca e che pratica come ‘Doula’. Questa parola viene dal greco e significa ‘Colei che serve la donna’. In pratica la Doula si prende cura della mamma, del papà e del bambino, è una figura di sostegno emotivo e pratico per tutto il periodo della gravidanza, durante il travaglio e il momento del parto, e anche dopo il parto.
Il Canto Carnatico è un canto tradizionale del Sud dell’India che Frédérick Leboyer, celebre ostetrico francese degli anni 70, nonché ideatore del parto dolce, ha portato in Europa in quegli anni.
È sua l’idea, per esempio, di portare il Canto Carnatico nelle sale parto, come risorsa efficace per canalizzare il respiro e la voce per rendere il travaglio meno doloroso.
Il canto, la respirazione, il suono e il movimento lavorano all’unisono per rilasciare la tensione accumulata nel bacino, nell’utero e anche nella mente.
È molto utile praticare il Canto Carnatico fin dai primi mesi della gravidanza, perché affina la consapevolezza della respirazione addominale, importantissima in questo periodo, anche se difficile da sperimentare, dopo anni di tensione alla muscolatura.
Il Canto Carnatico aiuta ad affinare la consapevolezza anche delle tensioni muscolari nella gola, durante l’emissione vocale.
È importante tenere la gola rilassata, anche perché, e ci sono degli studi che lo dimostrano, la zona della bocca e della gola sono direttamente collegate all’utero. Quindi se la gola è rilassata significa che c’è rilassamento anche nel collo dell’utero (e viceversa).
Nel Canto Carnatico ogni suono ha origine dal silenzio, si va pian piano a rendere più intenso il suono attraverso delle scale musicali che sono tipiche del sud dell’India, e quando si tocca l’apice, il suono pian piano comincia a scemare e concludendosi, riporta al silenzio, in un eterno ciclo.
La voce si appoggia sul suono della tampura, strumento musicale indiano a corde che produce un suono continuo (in gergo musicale si definisce bordone)
E la chiave per lasciarsi andare, assecondando il processo naturale della nascita, secondo i sostenitori del Canto Carnatico, è appunto il respiro, che favorisce lo stato emotivo, fisico e mentale della partoriente ed è in grado anche di stimolare lo sviluppo complessivo del nascituro.
Si tratta solo di lasciar fluire ciò che il corpo sa già, e questa consapevolezza fisica ed emotiva aiuta la donna a connettersi con la sua intuizione, con il suo sapere interiore su come partorire, sostenendo in modo dolce e amorevole il nascituro nella sua discesa, nella sua nascita.
Sebbene sia una tecnica che la donna deve imparare ad usare da sola per poterla sfruttare nel momento del bisogno, il mio consiglio è quello di frequentare un corso insieme ad altre donne, perché è bellissimo imparare questa tecnica in un cerchio di donne!
Se vuoi scoprire questa ed altre tecniche che ho raccolto per le mamme in attesa, iscriviti a questo link.
Come sempre spero che tu abbia trovato l’articolo utile ed interessante, e ti invito a lasciarmi un commento se hai dubbi o domande, ti risponderò il prima possibile.
Nel frattempo ti mando un bacio e ti aspetto nel prossimo articolo.
Mari
Bibliografia
-“L’Arte di partorire”, Frédérick Leboyer
-Articolo “Canto Carnatico: cos’è e come si usa durante il parto” su nostrofiglio.it

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